Prologo

Stanotte Ellino si è spinto con la sua banda quasi fino alle porte della città. Lì ha assalito un gruppo di pastori, prendendoli alla sprovvista, ne ha uccisi due e ha straziato in maniera orribile i loro corpi; poi ha razziato il gregge. Mai in passato era stato così audace. Finché si era limitato a vessare i borghi con le sue ruberie, i cittadini non s'erano preoccupati affatto, ma quando s'è sparsa la notizia di questa azione tracotante, molti hanno pensato che avesse passato il segno.

Tra i notabili s'è accesa una discussione di diritto.

"Al proprietario della villa spetta la vendetta, per ripagare col sangue il sangue dei suoi servi. Oppure, può far salvo l'onore riprendendosi il maltolto e in sovrappiù il valore dei servi."

"Verum, ma c'è di più: nei confronti dei cittadini ha anche il dovere di intervenire. Non può starsene con le mani in mano, lasciando che quel brigante imperversi e arrechi altro danno. Invece tentenna, adducendo a scusa l'età avanzata e, non sapendo che fare, non prende iniziative. Tutto ciò non è bene."

Il giudice, chiamato a esprimersi, prima ha riferito i fatti al Duca in persona e poi ha così sentenziato: "Visto che i villici si sono dimostrati incapaci, è necessario l'intervento della Repubblica, innanzitutto per punire la loro inettitudine, e in subordine per fermare Ellino prima che possa arrecare altro danno." Ha quindi deliberato che seduta stante, nel 24 ottobre dell'Anno Domini 970, si organizzi un manipolo di volontari, armati dalla Repubblica di Amalfi, per dare la caccia al bandito e prenderlo vivo o morto. La Repubblica si rivarrà di tutte le spese sul proprietario della villa, colpevole di omissione per non aver garantito la salute propria e quella pubblica, salvo che il danno non sia riparato dal bottino derivato dalla cattura di Ellino. 

La conseguenza è che io, che più d'ogni altra cosa desidero studiare e preparare commerci sul mare, sono stato obbligato da mio padre a partecipare all'impresa. Volente o nolente, questa avventura è diventata improvvisamente la cosa più importante della mia vita.